Contagion è un film del 2011, diretto da Steven Soderbergh, che negli ultimi tempi, per ovvi motivi, è tornato alla ribalta. L’esplosione della pandemia del Sars-Cov-2 ha fatto tornare di attualità temi come quarantena, vaccini e distanziamento sociale. Il film di Soderbergh diventa quindi il protagonista cinematografico della nostra quarantena collettiva.
Contagion mette in scena, con la giusta suspense, il rapporto tra un nuovo virus e l’uomo. Il virus MEV-1 trova il modo di sfruttare gli esseri umani come ospiti ed inizia a fare ciò per cui l’evoluzione lo ha programmato: riprodursi. E MEV-1 ci riesce benissimo.
Questo nuovo virus è infatti da subito altamente contagioso. In pochi giorni, quando ancora nulla di sa di quello che si sta affrontando, le persone colpite dal contagio aumentano esponenzialmente. Negli Stati Uniti, come nel resto del mondo, la situazione peggiora sempre di più.
Il paziente zero è Beth Emhoff, interpretata da Gwyneth Paltrow. Dopo essere rientrata da un viaggio d’affari da Hong Kong, Beth viene ricoverata in ospedale per quella che sembra una banale influenza. Invece sarà la prima vittima accertata di un nuovo virus sconosciuto.
Partono così le indagine epidemiologiche e la dottoressa Leonora Orantes, interpretata da Marion Cotillard, viene inviata dall’OMS a ripercorrere i primi passi del virus: prima di passare all’uomo, i maiali e i pipistrelli ne sono stati vettori. Negli Stati Uniti, nel frattempo, il CDC, ovvero il Centro per il Controllo delle Malattie in italiano, si muove alla ricerca di nuovi infetti che possano essere veicolo del virus. Limitare al più possibile il contagio è fondamentale nei giorni iniziali dell’epidemia.
La virulenza di MEV-1 e l’alto tasso di mortalità iniziano a creare preoccupazione nella popolazione, inizialmente scettica. Un blogger specializzato in teorie del complotto dichiara di essere guarito dal virus grazie ad una cura omeopatica a base di forsizia, incrementando così il traffico sul suo sito e le vendite di un’azienda specializzata in cure omeopatiche a base proprio di forsizia.
L’inganno di Alan Krumwiede, interpretato da Jude Law, riporta alla mente le purtroppo numerose fake news che circolano costantemente su malattia gravi come tumori, AIDS e ultimamente anche sul Covid-19. Persone senza scrupoli, disposte a speculare sulle paure e sulla legittima ignoranza scientifica della popolazione, gettano nel mucchio della comunicazione digitale un sasso capace di generare uno tsunami.
Così come nel film parte la caccia alle ultime scorte di forsizia, anche nella realtà dell’epidemia di Covid-19 si è assistito all’accaparramento di medicinali e preparati la cui efficacia non è mai stata provata, solamente perché se ne è parlato sui social. La paura di essere colpiti dalla malattia annebbia la razionalità e la fiducia nelle istituzioni, giudicate spesso colluse con le case farmaceutiche. Ma come le aziende produttrici di farmaci hanno interessi economici, così ne hanno i produttori di rimedi omeopatici e i gestori di blog alternativi.
Contagion racconta di una progressiva e inesorabile caduta della società in una tragica battaglia per la sopravvivenza, con saccheggi all’ordine del giorno e l’instaurazione della regola del più forte. In uno scenario così caotico è comodo e rassicurante pensare che governi e potenti siano in combutta, quando invece si trovano nel più profondo caos.
Lo vediamo tutti i giorni anche in questo periodo tra governi confusi e politici spiazzati. In tutto il mondo nessuno sembra riuscire a tenere la situazione totalmente sotto controllo. Pensare che ci sia già una cura o un vaccino che vengono tenuti nascosti per biechi e meschini interessi permette di vivere tutto in maniera meno distruttiva. La colpa sarebbe infatti di qualche malvagio potente che vuole aumentare il suo potere. La realtà è invece che l’uomo, spesso, può nulla o quasi contro le forze della natura che continuano imperterrite a muoversi senza chiedere il permesso a leader politici, religiosi o d’opinione.
I virus ci fanno paura perché non li vediamo e possiamo difficilmente controllarli. Sono anche loro abitanti di questo pianeta e ci dobbiamo convivere come abbiamo sempre fatto, senza magari rendergli facile il nostro sterminio.
La scena principe del film di Soderbergh è infatti quella a cui forse si fa meno caso, ma che dice veramente tanto sulle passate e presenti pandemie. È la scena finale, quella in cui vengono mostrati i vari passaggi del virus, da un tranquillo pipistrello e Beth Emhoff. L’equilibrio fragile della natura, raggiunto in milioni di anni, può essere spezzato con poche semplici azioni.
Lascia un commento