Presentato nel 2019 al Festival di Locarno e nel 2020 alla XVIII edizione del Ravenna Nightmare Film Fest, Nimic è un cortometraggio diretto dal regista greco Yorgos Lanthimos con protagonista l’attore americano Matt Dillon.
Un violoncellista di mezza età (Dillon), come tutte le mattine prepara la colazione e la consuma assieme alla moglie e ai suoi figli. Successivamente esce di casa per raggiungere il teatro per le prove di un concerto. Al suo ritorno, in metropolitana chiede l’ora ad una ragazza sedutagli difronte la quale, un istante più tardi, e come colta da un improvviso stato d’ipnosi, comincia a ricopiarlo e a seguirlo fino a casa. La donna entra nella sua abitazione come se niente fosse. Senza creare il benché minimo turbamento nella moglie e nei figli, prende il suo posto.
Tale detronizzazione del violoncellista è per Lanthimos lo stravolgimento di quella calma quotidiana che irrompe nella vita di tutte le famiglie “normali”. Come si è visto in uno dei suoi lavori più meravigliosi e allo stesso tempo più criticati, Il sacrificio del cervo sacro, il regista rompe la monotonia di una casa e introduce un estraneo. Un estraneo che, sotto le sembianze di una donna, prende definitivamente il suo posto.
Ma quello che più sorprende e spaventa di Nimic non è tanto lo spodestamento di un organo, di un individuo, di un marito o di un padre, quanto il continuo e lento fluire uguale al giorno prima e come se niente fosse successo. Lo stesso violoncellista, trovatosi ancora una volta nella metro, potrebbe aver accettato quel nuovo modo di vivere. Prima rimpiazzato e poi sostituendosi lui stesso ad altri. Ma il pubblico potrebbe accettarlo?
Lanthimos e Nimic in soli dodici minuti scardinano il routinario scorrere del tempo. Il regista pone un elemento che, diverso in fattezze, prende comunque il posto e vive la vita di un altro come un virus. “Do you have the time?”, la frase che si ripete più volte nel cortometraggio. Con lunghe carrellate esterne e immagini fisse all’interno di uno spazio chiuso, Lanthimos ci angoscia con un meccanismo che non è di facile decifrazione ma che comunque incute. La casa è il luogo sicuro mentre fuori c’è il rischio di perdersi? Forse Nimic e il niente, il nulla, hanno uno stretto legame che non è comprensibile ad una prima visione.
La cosa certa è che gli attori, assieme a Dillon anche Daphné Patakia, sono stati seguiti e istruiti passo dopo passo nella realizzazione di quest’opera. Come se non dovessero perdersi troppo nel significato del film ma solo attuare. Nello stesso tempo è il regista che giostra, smuove e violenta ancora una volta la nostra visione borghese e digitale del mondo.
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