Fellini Fine Mai è un film documentario del 2019 diretto da Eugenio Cappuccio, regista e documentarista, dedicato completamente alla figura del grande Federico Fellini. A ritroso nel tempo, grazie a documenti audiovisivi della Rai e grazie alle interviste di quei personaggi, attori, registi, giornalisti e fumettisti che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui. Soprattutto quelli che hanno avuto la possibilità di vivere lo stesso immenso sogno che viveva Fellini.
Cappuccio, che entra nel cinema ancora giovanissimo grazie a Fellini, per il quale è stato assistente alla regia sul set di Ginger e Fred, decide di analizzare bene la figura dell’artista riminese. E’ proprio da Rimini che l’autore del film decide di iniziare il suo viaggio. Dalla Rimini dell’infanzia e della famiglia. Dalla Rimini di Amarcord e quella verso la quale il regista nutriva un complicato rapporto di odio e amore: la città natale nella quale Fellini tornava di rado e spesso di notte. In questo luogo magico, grigio, nostalgico e provinciale, Cappuccio prende le testimonianze di amici, parenti o semplici conoscenti che in certo qual modo sono entrati in contatto con lui.
Dal mare, il luogo che più spaventava e allo stesso tempo incuriosiva Fellini, Cappuccio procede poi verso Roma. Molti i volti dello spettacolo e vari gli artisti e gli amici che lasciano una propria testimonianza non solo sul lavoro svolto da Fellini da Lo sceicco bianco fino all’ultimo film. Vincenzo Mollica, Sergio Rubini, Milo Manara e moltissimi altri ancora rendono omaggio a colui che tutt’ora chiamano “genio assoluto”. In più, attraverso le immagini di repertorio riviviamo Federico Fellini e il suo cinema come in un immenso album di fotografie inedite.
Cappuccio scruta da vicino uno dei suoi maestri. Lo fa con la spensieratezza di un ragazzo curioso, senza prenderla troppo sul serio, ma senza nemmeno girare un filmetto fine a se stesso. Fellini Fine Mai, come il titolo stesso vuole suggerire, cerca, ma naturalmente non trova, il senso della vita. Lo stesso senso della vita che il medesimo Fellini andava cercando. “Il senso della vita lo si trova fra le braccia di una donna”, diceva il regista. Eppure anche per lui non è stato facile raccontare tutti i sogni, gli incubi e le aspirazioni che buttava giù sulle vignette o sotto forma di artistici scarabocchi.
Fellini Fine Mai parla degli inizi e osserva la parte centrale della vita del regista ma con una curiosità maggiore verso le opere mai portate a termine. Stiamo parlando di Viaggio a Tulum e Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet. “Il film non realizzato più famoso della storia del cinema”, come aggiunge Mollica. Un’opera che avrebbe dato maggiori indizi sul pensiero e sulla visione del mondo, della vita e della morte di Federico Fellini. Entrambe le opere furono poi realizzate da Milo Manara sotto forma di fumetto.
Questo senso della vita probabilmente non lo sapremo mai. Nemmeno lo stesso Fellini che, comunque, ha sempre continuato a sognare e immaginare fino a dove era possibile. Cappuccio non mostra solo il realizzati ma anche il mai coronato. E’ proprio su quest’ultimo che Cappuccio e lo spettatore felliniano pongono maggiormente l’attenzione. Non è quello che abbiamo visto a darci la risposta, ma quello che non abbiamo avuto la possibilità di toccare che potrebbe dare una risposta.
Il documentario si trasforma in un film con un finale aperto davanti ad un mare in cui tutti possono nuotare e creare. Le parole di Donald Sutherland, che aveva girato con Fellini Il Casanova, coccolano il ricordo del regista e di tutta la sua arte.
L’attore canadese, infatti, elogia con brevi ma profonde parole tutta la sua figura. La figura di un uomo che aveva un suo progetto mentale da realizzare e che in parte ha fatto.
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