Nel 2019 usciva nelle sale italiane Non ci resta che il crimine, un’action comedy spazio-temporale diretta da Massimiliano Bruno che strizzava palesemente l’occhio a Non ci resta che piangere, autentico cult della commedia all’italiana interpretato da un Roberto Benigni e un Massimo Troisi in stato di grazia.
Non ci resta che il crimine raccontava le vicissitudini di Giuseppe (Gianmarco Tognazzi), Sebastiano (Alessandro Gassman) e Moreno (Marco Giallini), tre amici di lungo corso che per sbarcare il lunario organizzano per i turisti un tour sulla banda della Magliana. Un giorno casualmente finiranno dentro un portale che li catapulterà negli anni ’80. Seguiranno equivoci a non finire e scene a dir poco esilaranti.
A distanza di due anni ecco arrivare Ritorno al crimine, sequel nel quale i protagonisti sono tornati ai giorni nostri assieme a Renatino (Edoardo Leo), il boss della banda della Magliana che Giuseppe, Sebastiano e Moreno avevano incontrato nella precedente pellicola. Questa volta i nostri eroi dovranno salvare una ragazza dalle grinfie della Camorra e riappropriarsi del tesoro della banda criminale in questione.
Coadiuvato in fase di sceneggiatura da Alessandro Aronadio, Andrea Bassi e Renato Sannio, Bruno regala allo spettatore un heist movie tutto da ridere. Le new entry Carlo Buccirosso, Giulia Bevilacqua e Loretta Goggi funzionano molto bene e duettano magistralmente con i protagonisti del primo capitolo. Leo e Buccirosso, in particolare, dimostrano di avere una forte alchimia dando infatti vita alle sequenze più spassose del film.
Oltre all’eloquente omaggio a Ritorno al futuro, il regista di Nessuno mi può giudicare e Gli ultimi saranno ultimi si diverte a parodiare Gomorra e a citare persino The Avengers.
Al personaggio interpretato da Marco Giallini vengono assegnati i momenti maggiormente introspettivi che suggellano tutta la versatilità dell’eclettico attore romano. Da menzionare risultano anche le partecipazioni dell’affascinante Corinne Cléry e del redivivo Ninetto Davoli, un tempo attore feticcio dell’indimenticato Pierpaolo Pasolini.
Le scene in cui Edoardo Leo, alias Renatino, scopre progressivamente le cose accadute nel mondo dagli anni ’80 fino ad oggi sono indubbiamente le più riuscite in quanto riescono a coniugare mirabilmente il divertissement con la critica sociale. Tuttavia in alcune sequenze Ritorno al crimine cade goffamente nel trash, propinando gag ridondanti e puerili. La scena in cui l’aitante Sebastiano seduce una donna decisamente in carne ad esempio è vista e rivista e poteva essere tranquillamente evitata. Anche la gag di Giuseppe alle prese con la cocaina si ripete troppe volte durante il film, finendo per diventare noiosa. Gli attori dal canto loro azzeccano tutti i tempi comici e dimostrano di essere attualmente tra i migliori del panorama cinematografico nostrano.
In definitiva dunque possiamo asserire che, se pur con qualche difetto, Ritorno al crimine è un film da vedere; in attesa dell’ultimo capitolo che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe intitolarsi C’era una volta il crimine, con il chiaro intento di omaggiare l’intramontabile Sergio Leone.
Pertinente col significato intrinseco del film risulta essere il seguente aforisma del compianto scrittore britannico Robert Southey: “Nessuna distanza temporale né spaziale può indebolire l’amicizia di due persone che credono ognuna nel valore dell’altra.”
Chissà dopo essersi pijata Roma che cosa si pijerà questa armata Brancaleone del nuovo millennio. Non ci resta che attendere!
Leggi anche: Non ci resta che il crimine – Come è duro risollevare il cinema italiano
Lascia un commento