Il mio nome è Thomas – Terence Hill tira le somme della sua fantastica vita

Il mio nome è Thomas è un film del 2018 scritto, diretto e interpretato da Terence Hill. Barboni è morto, Leone è morto, Colizzi e Valerii sono morti, Fondato è trapassato da quel dì, e nemmeno Terence Hill si sente tanto bene.

A parte gli scherzi l’ormai ottantunenne Hill, all’anagrafe Mario Girotti, è sempre vispo come un bambino. Arzillo come Trinità e più saggio come Don Matteo. Tocca infatti a questo eterno atleta dirigere un nuovo film, dopo anni lontano da un set cinematografico. Tanta televisione in questo periodo, eppure è bello rivederlo nei panni di uno dei suoi personaggi che lo hanno reso famoso, anche se senza l’amico fraterno Bud Spencer.

Il mio nome è Thomas è un film del 2018 diretto e interpretato da Terence Hill,
Il mio nome è Thomas (2018).

Il mio nome è Thomas può considerarsi infatti come un libro di memorie, un film rivolto al passato e al ricordo. Oltre all’amico e compagno di avventure cinematografiche, in questo film si respira tutta l’atmosfera di un cinema unico e completamente italiano e tutta l’esperienza lavorativa e sentimentale di Hill. Girato proprio in Almeria, culla dell’Western all’italiana, luogo sacro per i fanatici di questo genere nonché set del film Dio perdona io no (1967), primo film che Bud e Terence girarono insieme.

Molte sono le figure, le simbologie e gli ambienti che ci portano indietro nel tempo e che permettano al regista e attore di tirare un po’ le somme della sua vita e di trovare il modo per andare avanti.

Il mio nome è Thomas – La trama

Un uomo solitario, come si è abituati a vedere nella filmografia di Hill e anche nel suo personale e vero modo di essere, si mette in sella della sua moto per intraprendere un lungo viaggio che lo porterà nel deserto dell’Almeria, nel profondo sud della Spagna, per leggere un libro a lui molto caro intitolato Lettere dal deserto, dello scrittore e religioso Carlo Carretto. Quest’avventura è soprattutto un pretesto per ritrovare un po’ se stesso.

Durante il viaggio salva da due nerboruti malviventi la giovane Lucia (Veronica Bitto) la quale, anch’essa in una fase drammatica e confusionaria, decide di seguirlo. Insieme arrivano in questo piccolo ma allo stesso tempo maestoso deserto; un luogo pieno di nostalgia e ricordi che riaffiorano nell’anziano Thomas e che danno la forza a Lucia di andare avanti. Il vecchio mondo incontra il nuovo e ognuno dei due universi può imparare dall’altro. Ognuno può trovare ancora qualcosa di buono che convinca a continuare questo meraviglioso viaggio.

Il mio nome è Thomas è un’opera nostalgica. A parte le scazzottate, che non possono mai mancare in un film di Hill, tutto è fine a se stesso e tutto è un buon pretesto per rivivere quelle emozioni di cui solo questo leggendario personaggio ne è ormai l’ultimo custode. Riviviamo le botte di Lo chiamavano Trinità e anche quel personaggio un po’ selvaggio, sudicio ma buono e divertente che incarnava Hill. Possiamo rivedere il grande respiro stilistico dei capolavori di Sergio Leone, e soprattutto la presenza costante di Bud Spencer.

Il mio nome è Thomas, esplicito riferimento al film di Tonino Valerii, Il mio nome è nessuno, di cui Hill era protagonista assieme a Henry Fonda, è godibile per quanto riguarda il pensiero, l’idea e la volontà di chiudere quel sacro e indissolubile cerchio iniziato nel lontano ’67. Meno gustosa risulta la regia e in generale la recitazione: blandi attori e sceneggiatura scarna senza troppo brio e originalità. Anche Terence, sebbene siamo sempre stati abituati a vederlo, è fiacco, stanco e con tutto il peso di una vita piena e vissuta.

Forse il ruolo del regista non gli si addice pienamente, eppure tentare non nuoce. Infatti, pur non essendo un film registicamente buono o innovativo, è malinconico e scatena nel pubblico le emozioni più disparate. C’è infatti un perché se Il mio nome è Thomas è stato fatto. Durante le riprese, Terence Hill ricevette la telefonata del figlio di Spencer che annunciava la morte del padre. Tale episodio fu raccontato dallo stesso Hill al funerale dell’amico. La cosa strana, e che ci fa capire come niente avviene per caso, è che Hill si trovava in Almeria in quel momento, nel punto esatto dove si erano conosciuti la prima volta.

Terence Hill in una scena del film.

Da questo piccolo episodio nascono le leggende, quelle belle, e le supposizioni più strane e straordinarie. Come quella che, secondo alcuni, lo scorpione che si vede nel film sia una possibile reincarnazione dello stesso Bud, proprio perché lo scorpione era il suo segno zodiacale. Sebbene Hill abbia affermato che la scelta dell’animaletto era avvenuta casualmente, non ha mai smentito questa idea.

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