Cosa ci fa un lupo mannaro nella piovosa e desolata brughiera inglese? È sicuramente in attesa di un teenager americano che combini qualche pasticcio. Trama semplificata di quello che dopo il 1981 sarà ricordato come uno dei film horror più spettacolari di sempre. Un lupo mannaro americano a Londra è, assieme ad Animal House, The Blues Brothers e Una poltrona per due, uno dei più immensi capolavori del cinema di John Landis.
Da più di dieci anni lontano dalla macchina da presa e da un set, Landis è un monumento del cinema americano. Fautore di una comicità demenziale e di un humor nero che ritroviamo già in opere di culto come Frankenstein Junior, Brian di Nazareth, L’aereo più pazzo del mondo, e molti altri. Sulla scia di classici come questi Landis ha sdoganato una comicità sicuramente più spinta ma allo stesso tempo genuina, che non ha niente a che vedere con il politically correct.
Alla vena comica, tuttavia, Landis si è dimostrato sempre un regista a tutto tondo che ha tentato di tutto. Non ha mai lasciato quella dimensione strampalata e bizzarra della vita, però l’ha usata spesso come sfondo per altri generi di film. Uno fra questi è proprio Un lupo mannaro americano a Londra. Uscito direttamente dall’universo landisiano, il film è un horror con tutti i crismi della commedia e, al contempoo, è una commedia con tutti le caratteristiche di un vero film dell’orrore. I due piani si intersecano costantemente sotto la spinta di una regia innovativa e di scelte narrative autentiche. Con quest’opera Landis dimostra la sua maestria nel mescolare oculatamente più generi e di dirigere un film da vero autore qual’è. Egli si mette in gioco, rinnovando il suo stesso stile che aveva già avuto una scossa durante la lavorazione di The Blues Brothers. Con Un lupo mannaro americano a Londra, Landis si supera e raggiunge, probabilmente, un livello artistico che successivamente non sempre riuscirà ad eguagliare.
Un lupo mannaro americano a Londra (An American Werewolf in London) – La trama
David Kessler (David Naughton) e Jack Goodman (Griffin Dunne) sono due giovani studenti americani che decidono di fare un viaggio attraverso l’Europa. Loro prima, e diciamo pure ultima, tappa è l’Inghilterra, dove, spersi nella brughiera in una notte di plenilunio, vengono attaccati da un feroce animale che si scoprirà poi essere un lupo mannaro. Jack rimane ucciso mentre David, portato di corsa all’ospedale a Londra, dopo essere rinvenuto viene a sapere della morte dell’amico restandone traumatizzato.
La bestia che li aveva attaccati, ha lasciato sul corpo di David tracce del suo passaggio. Le cicatrici che il giovane porta su di sé sono la prova che sarà lui il prossimo a trasformarsi in un lupo mannaro alla successiva luna piena. A metterlo al corrente sarà proprio l’immagine in putrefazione di Jack. L’amico, sotto forma di zombie, racconta tutto a David consigliandogli di mettere fine alla sua vita prima che sia troppo tardi.
David, sconvolto, trova riparo nella giovane infermiera Alex (Jenny Agutter), con la quale instaurerà un sincero rapporto amoroso. Tuttavia, dopo la prima trasformazione e le prime stragi compiute da David, quest’ultimo capisce che le parole di Jack non erano infondate. Dopo aver confessato tutto ad Alex scappa per paura di poterle fare del male. L’infermiera, spaventata, chiederà aiuto al primario dell’ospedale, il dottor Hirsch (John Woodwine), che, nonostante sia un po’ scettico, decide lo stesso di indagare su questo strano fatto.
Un cult demenziale nella “sobria” Inghilterra degli anni ’80
Landis è probabilmente il regista che più di tutti rappresenta il passaggio con gli anni ’80 e l’evoluzione artistica del cinema di quel periodo, ricco di sperimentazioni e cult ineguagliabili. Un autore che ha piantato le sue radici in questa precisa decade e che, forse, non è riuscito a superare. Girato in Galles e a Londra, questo capolavoro è un esempio del grande benessere in cui viveva non solo il cinema, ma tutto l’occidente. Ed è proprio sulla base di questa floridezza culturale, artistica, economica e sociale che nasce il progetto del film. Dopo l’allunaggio, la guerra fredda, il progresso scientifico e medico, il lavoro che fa Landis è quello di mettere in discussione tutto questo.
A pochi passi dal ventunesimo secolo, il regista americano nasconde un lupo mannaro nella campagna alle porte di Londra e fa tornare in vita un morto. Nonostante un accenno di evoluzione, era pur sempre il periodo in cui il mondo rimaneva incuriosito e affascinato dal matrimonio fra i reali Carlo e Diana. Nella sfarzosa ma compassata Inghilterra Landis semina il panico; con la sua ironia dissacrante scuote le fondamenta di quella che era stata la culla della sobria società vittoriana della rivoluzione industriale. Un lupo mannaro americano a Londra, riferimento a Il mastino dei Baskerville di Sir Arthur Conan Doyle, è un manifesto della cultura pop e underground di cui Landis ne fa pienamente parte.
L’Oscar ai migliori effetti speciali e Thriller
Un lupo mannaro americano a Londra è anche un capolavoro del cinema che, come abbiamo già detto, segna il passaggio da un’epoca all’altra e da una società all’altra; da quella dei capelloni a quella punk, dalla società degli Stati Uniti a quella della madre patria inglese. Il film è noto per la critica alla società e altresì per l’uso eccessivo ma saggio che Landis fa di immagini splatter. Da manuale restano sequenze davvero indimenticabili; l’arrivo dei due americani al pub “The Slaughtered Lamb”, l’incontro fra David e lo zombie Jack, la metamorfosi e la sequenza del sogno nel sogno.
Tuttavia, l’altro elemento che rende Un lupo mannaro americano a Londra un horror demenziale senza tempo sono gli effetti speciali. Il sette volte vincitore del premio Oscar Rick Baker, si aggiudicò la prima statuetta della sua lunga carriera proprio nel 1982 con il film di Landis. Lo stesso anno Michael Jackson, rimasto colpito dagli effetti speciali di Baker e dalla regia di Landis, li chiamò entrambi per la realizzazione del videoclip musicale di Thriller; anche questo, a sua volta, divenne un piccolo capolavoro.
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