Tratto dal romanzo Ripley’s Game di Patricia Highsmith, Der amerikanische Freund, titolo originale de L’amico americano, è un thriller mozzafiato che apre la strada a tutta una serie di opere, cinematografiche e non solo, giunte a noi in un secondo momento. Il film, diretto nel 1977 da Wim Wenders, fu realizzato nel corso di un lungo anno di riprese, e il risultato è una pellicola ricca di suspence, quasi sicuramente una delle migliori del regista tedesco.
La forza de L’amico americano sta nella carismatica e tagliente regia di Wenders, nell’interpretazione così diversa dei due attori principali, Dennis Hopper e Bruno Ganz, e soprattutto nella storia. Avvincente, spietata, drammatica; leggendo la trama è facile paragonare il cult di Wenders con altri film o serie televisive. L’opera, infatti, possiede caratteristiche narrative che possiamo benissimo ritrovare in quella che è considerata una delle serie TV più belle di sempre: Breaking Bad. Ma ancora prima del lavoro di Vince Gilligan, nel 2002 c’è stata Liliana Cavani a trasportare nuovamente per il cinema il testo di Highsmith, dirigendo attori del calibro di John Malkovich e Ray Winstone.
L’amico americano vede come protagonisti Hopper e Ganz, un americano e uno svizzero diretti da un tedesco; il miscuglio culturale e linguistico fra i tre è la forza del film. Hopper aveva alle sue spalle una carriera già lunga avendo partecipato come attore e anche come regista a pellicole memorabili quali Gioventù bruciata, Il gigante e Easy Rider. Ganz, invece, aveva preso parte a un solo film, La marchesa Von O., di Éric Rhomer. Il personaggio del corniciaio Zimmerman gli darà improvvisamente un successo inatteso e internazionale.
La trama de L’amico americano (Der Amerikanische Freund)
La storia si divide in due, come i due personaggi principali. Da una parte c’è Tom Ripley (Hopper), un mercante americano senza scrupoli che vende in Europa i dipinti di un suo vecchio amico spacciandolo per morto, aumentando così il valore reale del quadro. Dall’altra c’è invece Jonathan Zimmermann, corniciaio di Amburgo, sposato e con un figlio, che scopre di essere affetto da una malattia del sangue.
I due individui si incontrano ad un’asta proprio ad Amburgo durante la quale Zimmerman intuisce che i quadri esposti sono in realtà delle opere senza valore e non si risparmia ad affermarlo davanti all’americano. Ripley nel frattempo viene a sapere della malattia del corniciaio e per vendicarsi spiffera quel segreto a tutti. La notizia fa il giro della città, arrivando anche agli ambienti più oscuri della società, di cui fa parte il losco Raoul Minot.
Questi, dato il poco tempo che resta da vivere a Zimmerman, si offre di pagargli le costose visite mediche a Parigi in cambio di alcuni favori. Dovrà uccidere alcuni uomini della mafia che intralciano i suoi affari e oltre alle spese mediche sarà ricompensato profumatamente. Per non lasciare la famiglia in pessime condizioni finanziarie, Jonathan accetta la proposta di Minot e per lui diventa un killer a pagamento. Tuttavia, il rapporto d’amicizia e di forte stima che s’instaurerá tra lui e Ripley minerà l’equilibrio di tutta l’organizzazione criminale capeggiata da Minot.
La malattia come impulso per cambiare vita
Di antieroi come Zimmermann il cinema ne è pieno. Si pensi solo al Travis Bickle di Taxi Driver che, a causa del suo trascorso come marine in Vietnam e la sua psicosi, si trasformerà in un vero e proprio giustiziere armato di 44 Magnum. Il personaggio interpretato da Ganz è anch’esso mosso da un avvenimento tragico e del tutto inaspettato. Dopo una vita passata a fare l’onesto cittadino nel suo negozio di cornici, la malattia sconvolge il suo equilibrio e l’aria del padre e del marito modello scompaiono velocemente, così come velocemente viaggia la sua patologia che lo porta inevitabilmente alla morte. Ma non prima di aver sperimentato una nuova esistenza; quella del killer.
Non sarà mai pienamente sicuro del nuovo lavoro e fino alla fine sarà accompagnato dal rimorso di ciò che ha commesso, anche se lo ha fatto anche per la sua famiglia. Di tutt’altra pasta è invece lo scaltro Ripley, uomo dal passato sconosciuto e molto più spregiudicato di Zimmermann. Eppure anche per lui ad attenderlo c’è un sostanziale cambiamento. L’amicizia con il corniciaio lo porterà a sporcarsi le mani pur di aiutarlo in uno di quei lavori sporchi per i quali Zimmermann non sembra affatto portato. E’ di sicuro una sorta di sincero affetto a muovere, nella seconda parte del film, ogni azione dell’americano. Per entrambi i personaggi quell’incontro è una chiave di volta, l’inizio di qualcosa di totalmente imprevedibile.
Wenders gioca proprio con la natura mutevole e imprevedibile della vita che è capace di portare disgrazia nella vita di un individuo, ma allo stesso tempo di accostare due persone totalmente opposte in una connessione di apparentemente autentico affetto. L’amico americano ritrae in maniera essenziale e realistica il cambiamento di un uomo sull’orlo della fine. Non cambiano solo i progetti ma in particolare anche i rapporti con le altre persone. Il matrimonio è l’altro aspetto, assieme al lavoro, che fa parte della quotidianità di Zimmermann. Anche il profondo rapporto con Marianne, interpretata da Lisa Kreuzer, e il figlio, saranno stravolti da questa metamorfosi. Metamorfosi che non sarà mai completa; Zimmermann rimarrà sempre distante da Ripley, destinato a vagare da solo su questa terra.
Zimmermann, un Walter White ma senza metanfetamina
Quando scopre di non aver più niente da perdere e quando la sua vita sta giungendo al termine, Jonathan Zimmermann si vende per denaro, trasformandosi in un assassino al soldo di un criminale francese. La sua vicenda ricorda quella di qualcun altro. Il personaggio di Walter White, nato dalla mente di Vince Gilligan per la serie televisiva Breaking Bad e interpretato da uno straordinario Bryan Cranston, si avvicina molto all’eroe di Wenders. Entrambi sono due modesti cittadini, con un lavoro tranquillo e con una famiglia. Entrambi scoprono di essere affetti da una grave malattia; Zimmermann da una malattia del sangue mentre White da un cancro ai polmoni. Entrambi si vedono costretti a cambiare le loro esistenze e la propria natura: Zimmermann diventerà un killer a pagamento, White un produttore di metanfetamina senza scrupoli.
Entrambi i personaggi incontrano qualcuno che favorisce in qualche modo una metamorfosi. Tom Ripley per Zimmermann e Jesse Pinkman per Walter White. Ripley e Jesse, nonostante siano ancora più distanti, hanno a loro volta qualcosa in comune, come il rispetto e il bene che li lega ai rispettivi compari e il tormento che li guida e li divora. Zimmermann, come White, morirà nel tentativo di rimettere a posto le cose, soprattutto con la moglie; anche se in Breaking Bad il divario creatosi fra il protagonista e la moglie, così come fra il protagonista e il collega di lavoro e con qualsiasi altra persona venuta a contatto con lui, è ancora più profondo e inguaribile.
L’amico americano è in definitva una delle opere cardine di Wim Wenders, se non la prima che inizia smuovere l’inconfondibile poetica di un regista che di lì a poco si ritroverà sulla cresta dell’onda, con pellicole indimenticabili come Paris Texas e Il cielo sopra Berlino.
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