Le finestre chiuse per il temporale, la televisione accesa su un film di Robin Williams e lo smartphone in mano per controllare i social. Così tra i numerosi feed mi colpisce un aggiornamento del The Guardian. Colpito dal titolo ambiguo che parlava di un investimento a Nizza ho subito cambiato canale e cercato un notiziario. Le primi immagini sono terribili. Gente che fugge e che urla. È lo stesso copione visto già altre volte.
Dopo Parigi, Bruxelles, Istanbul, Dacca, il terrorismo islamico colpisce nuovamente la Francia, una nazione ormai vessata da quasi un anno in stato d’emergenza continuo. Il premier Valls l’aveva detto di aspettarsi altro sangue. E così è stato: finita la festa degli europei i francesi devono già piangere altri morti.
La nostra società è arrivata ad un punto critico. Non è un problema solo francese ma di tutto l’Occidente. I nostri valori vengono costantemente messi in crisi e la nostra pace decennale, conquistata con milioni di morti, minacciata. Quanto altro sangue sarà versato? Quanto reggerà la società prima di implodere su se stessa? Il futuro è nero, come le bandiere di Daesh.
Non serve essere disfattisti per immaginare un altro attentato prima della fine dell’anno. In Europa sono migliaia i fedeli del Califfo che per suo ordine sarebbero pronti a portare la guerra ai crociati. Ma la sempre più lunga sequela di atrocità sta dilaniando il nostro tessuto sociale, la nostra democrazia, la nostra quotidianità. E sempre più, in tutta Europa, si levano gli stessi dubbi: dobbiamo cacciarli? Dobbiamo rompere i rapporti con tutta la comunità islamica, anche con quella moderata, per smettere di piangere costantemente nuove vittime? Dobbiamo rinunciare alle nostre libertà per vivere sicuri? Sono domande raccapriccianti, ma che poste a caldo lasciano spazio a delle risposte, il più delle volte affermative. Anche perché probabilmente è vero: cacciando i mussulmani dall’Europa questo tipo di terrorismo sarà debellato, almeno in parte. Ma questa sarebbe la più grande vittoria che Daesh e il terrorismo potrebbero ottenere: l’abdicazione europea dal ruolo di garante delle maggiori libertà personali dell’uomo e la contrapposizione netta di due comunità, quella occidentale e quella islamica, che rappresentano la maggior parte della popolazione terrestre. Avrebbero vinto loro.
Non possiamo permetterlo. Non si deve consentire al veleno dell’odio e del disprezzo di penetrare ancora di più nelle nostre comunità. I nostri valori devono vincere, e vinceranno. Il mondo intero si è già coalizzato una volta per sconfiggere un nemico comune e fautore di morte come quello odierno. E solo non rinunciando ai principi e ai valori della democrazia si è potuto debellare il germe nazista. Così si deve fare con Daesh.
Limitare le libertà individuali sarebbe un oltraggio per coloro che hanno perso la vita nella sera della celebrazione di quei valori universali regalatici dalla Rivoluzione Francese. Non possiamo farlo. La nostra secolare identità di europei non può essere cancellata per la paura e per la malvagità di un gruppo di stronzi.
È quello che siamo.
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