Regalo di Natale – Il poker natalizio di Pupi Avati

Regalo di Natale è un cult del 1986 diretto da Pupi Avati e interpretato da Diego Abatantuono, Carlo Delle Piane, Alessandro Haber, Gianni Cavina e George Eastman.

Regalo di Natale, film natalizio del 1986 diretto da Pupi Avati.
Regalo di Natale (1986), regia di Pupi Avati.

La trama

A Bologna, la notte di Natale quattro amici si ritrovano in una villa fuori città per giocare a poker. Lo scopo principale è soprattutto spennare un ricco industriale la cui fama è quella del grande perdente. Lele (Haber), Ugo (Cavina) e Gabriele (Eastman) attendono ansiosi il quarto del gruppo Franco (Abatantuono), da tempo lontano da Bologna a causa del lavoro ma soprattutto a causa di una litigata fatta anni prima con Ugo.

Messe da parte le differenze, i sentimenti e i problemi familiari ed economici, sono pronti a spennare la vittima, l’avvocato Antonio Sant’Elia (Delle Piane). Quest’ultimo, messo continuamente alle strette da Franco, solo quando il piatto supera il miliardo di lire decide di attaccare, smascherando definitivamente la sua copertura. Franco capisce che l’uomo è in realtà un professionista messosi d’accordo con Ugo per rubargli i soldi. Il film termina con Franco che, sconfitto, torna in albergo senza più amici e senza più soldi.

Lo stesso fortunato quintetto Avati lo riproporrà nel 2004 con La rivincita di Natale. Regalo di Natale è un indimenticabile modello di cinema avatiano dove la voglia di rivalsa si mescola al fallimento che avvolge ogni singolo personaggio. Si ricreano le atmosfere della commedia all’italiana, ma senza quell’ironia sorniona e spassionata.

Avati gira drammi mascherati da commedie usando spesso interpreti che nascono con la comicità. Il regista bolognese prova così la loro bravura. Soprattutto inganna malignamente lo spettatore che si aspetta un filmetto natalizio e invece è un omaggio al poker e uno spietato ritratto dell’amicizia. Quello di non usare attori solo drammatici, lo si ritrova in pellicole come Festival interpretato da Massimo Boldi e Il figlio più piccolo, con Christian De Sica.

La scelta degli attori

A Natale, dove tutti dovrebbero essere più buoni, Avati ambienta il grande tradimento, quello fra amici. Riprende forse quello di qualche anno prima apparso in C’era una volta in America. Ma se Leone impiega trent’anni perché il suo eroe comprenda il tradimento subito, Avati lo fa in una notte e nella maniera più spregevole e bassa possibile.

Ugo, che anni prima aveva rubato a Franco la moglie, lo rifá ancora. Franco non pensa minimamente ad un altro colpo basso, eppure è quello che succede. Il grande insegnamento di Avati? Chi nasce tondo non può morire quadrato e così lo stronzo, anche se amico.

Tuttavia il regista de La casa dalle finestre che ridono, Sposi e Il Signor Diavolo, non divide il cast in vincitori e vinti. Tutti sono allo stesso livello e allo stesso modo dei falliti che vogliono cambiare in una notte la loro vita già piena di insuccessi. Anche Ugo, nonostante il diabolico piano con l’avvocato e la vincita, resta un misero essere umano che ritroveremo più abbattuto nel sequel.

Regalo di Natale è, secondo la filosofia italiana, un modello di cinema dolce amaro con un cast sopra le righe. Abatantuono, Haber e Cavina sono bravi interpreti che sanno riempire lo schermo. Lo stesso si potrebbe dire del meno famoso Eastman, noto soprattutto per essere stato uno dei tre rapinatori nel film di Mario Bava, Cani Arrabbiati.

Tuttavia l’attenzione ricade interamente su Carlo Delle Piane, apprendista giovanissimo nella bottega di Totò, Fabrizi e Sordi. Dopo ruoli minori e altri davvero trascurabili, per l’amico Avati dà tutto se stesso, regalandoci un’interpretazione memorabile e davvero indimenticabile. Una delle migliori bella sua lunghissima carriera.

Da sottolineare è anche la prova di Abatantuono, fino a quel momento famoso principalmente per il ruolo del terroncello. Dopo Regalo di Natale il cinema ha finalmente scoperto un attore buono per più generi e quindi per tutte le stagioni.

I cinque protagonisti in una scena del film

Capolavoro maschilista ma non misogino. Anzi, al contrario, Avati ricerca una presenza femminile che in questo frangente torna solo nei ricordi. Come se la compagnia e la felicità condivisa facesse parte solo del passato. Avati dirige un duello all’ultimo sangue a suon di poker, fiches e soldi.

Il regista analizza la ludopatia e allo stesso tempo l’affianca al sentimento dell’amicizia. Chi è più forte fra i due? Il tutto è contornato dalla festività più importante ed attesa, vista stavolta come una solitaria, seria, silenziosa e drammatica rimpatriata e una partitina fra amici.

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