Old (2021) è l’ultimo film scritto e diretto da M. Night Shyamalan che, partendo dal finale di Glass, continua a seguire la strada del complotto governativo costruendo una storia che, invece, non è come ci vuole far credere. Ormai assuefatti alle trame dei suoi film -un inizio tranquillo per un finale ad effetto e il colpo di scena-, Shyamalan non si smentisce neanche stavolta. Tuttavia, proprio con questo ultimo film, sembra aver deluso le aspettative dei suoi fedelissimi sostenitori, i quali forse speravano in qualcosa di diverso dopo la trilogia dei supereroi composta da Unbreakable, Split e il già citato Glass.
Ma Shyamalan si sa, non è un sempliciotto, né uno sprovveduto regista principiante. Dietro a Old il regista de Il sesto senso e Signs, nasconde un immenso schiaffo in piena faccia a tutta quella società di mediocri cinefili e critici che già lo hanno stroncato e bollato come opera di poco valore.
Eppure, Old di M. Night Shyamalan cela non solo una forte critica sociale, ma persino un’aperta denuncia nei confronti della macchina stessa dell’industria cinematografica, senza contare i rimandi alla letteratura e ad altri classici della settima arte occultati un po’ dappertutto.
Old di Shyamalan – La trama
Una famiglia in vacanza, composta da Guy (Gael García Bernal), dalla moglie Prisca (Vicky Crieps) e dai figlioletti Trent e Kara, vengono convinti dal direttore dell’albergo in cui alloggiano, di passare una giornata su una spiaggia nascosta dell’isola. Non tutti possono entrare in questo angolo di paradiso, e i protagonisti, accompagnati con il pulmino assieme ad altri turisti, percorrono a piedi un alto canyon che separa la civiltà da quel lido incantevole.
Altri si uniscono a loro, eppure, dopo poco tempo, gli allegri villeggianti si accorgono che qualcosa non nella spiaggia. I loro corpi, in quel luogo incantato, iniziano ad invecchiare più velocemente; Prisca si accorge con Kara e Trent che, in brevissimo tempo, assumono le sembianze di ventenni. Allo stesso modo tutti gli altri risentono dello strano potere di quel posto, mentre qualcuno, comodamente sistematosi sulla collina, osserva lo strano processo di invecchiamento.
La critica sociale e l’ossessione della vecchiaia
Old corre, come il tempo che logoro rapidamente i volti e le menti dei protagonisti. Anche qui Shyamalan non può fare a meno del plot twist finale che dovrebbe traumatizzare gli spettatori e schiarire loro qualche idea. Old, tuttavia, non sembra afferrare subito il suo pubblico, ed è forse proprio qui che sta tutta la bravura del regista. Shyamalan crea volutamente un film un po’ traballante, fatto di dialoghi sciatti e a volte banali sottolineando l’ignoranza stessa del pubblico; di un pubblico che è sempre più alienato e schiavo della televisione e dei social network.
Infatti, come all’interno di un reality televisivo, i personaggi di Old vivono di frasi fatte, di eventi a volte assurdi, di frasi filosofiche completamente false, costantemente spiati da qualcuno di esterno. Noi spettatori non possiamo fare altro che subire la sceneggiatura intenzionalmente confusa, specchio della società caotica in cui viviamo.
Shyamalan critica prima noi stessi prima di criticare i suoi personaggi; Old ci prende in giro, mentre la peripetia aristotelica che vediamo alla fine è un tentativo di vedere nell’essere umano un qualcosa di buono, anche se, anche in questo momento, il bene e il male si mescolano nel grande calderone dell’umanità. Old si collega per tale motivo a The Village; anche qui c’era la volontà di un piccolo gruppo di persone di allontanarsi dalla società violenta, votata solo alla conservazione del singolo individuo. Anche in The Village, come si vede nell’ultimo film, si assiste all’inganno, alla farsa, a una montatura ben congegnata. Ma alla fine, tutto a un termine, trasformandosi in qualcos’altro.
Old di Shyamalan è un film a metà strada fra un film d’avventura e un thriller spasmodico; esso si costruisce sulla base di grandi classici del cinema e della letteratura. Dieci piccoli indiani di Agatha Christie, è forse l’opera alla quale più si possono trovare dei punti in comune. L’isolamento, la presenza di molti personaggi che iniziano a cadere uno ad uno come le dieci statuette del romanzo.
Old di Shyamalan, che trae ispirazione dalla graphic novel, Castello di sabbia, di Pierre Oscar Levy e Frederick Peeters, ha dei chiari rimandi anche alla celebre serie televisiva inglese, The Prisoner, interpretata da Patrick McGoohan. Il film di Shyamalan, in cui tutto si consuma nel giro di pochi minuti, prende in considerazione anche la grande e comune ossessione dell’essere umano. Non tanto la paura di morire, quanto quella di invecchiare. Il film, inoltre, è già noto per il cast stellare di attori che lo compongono. Bernal e Crieps sono i due protagonisti dell’opera, a loro volta accompagnati da artisti internazionali quali Rufus Sewell, Thomasin McKenzie, Ken Leung, Abby Lee e Alex Wolff.
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